La cappella è dedicata a S. Andrea raffigurato nella chiave di volta.
L’altare è dedicato a S. Abbondio.
La grande ancona in legno scolpito dirato e dipinto è un capolavoro del Rinascimento lombaro, opera del pavese Giovan Angelo Del Main (1515 circa) .
Sotto la mensa dell’altare fa da paliotto quello che era un tempo il dossale del precedente altare di S. Abbondio (1490). È scultura in marmo di Tommaso Rodari.
Ai lati dell’ancona due grandi dipinti a tempera: a sinistra l’Adorazione dei Magi di Bernardino Luini , a destra la Fuga in Egitto di Gaudenzio Ferrari del 1520 circa.
Queste tele un tempo chiudevano l’altare insieme con quelle dei due medesimi autori disposte nella contrapposta campata.
I candelabri in bronzo sono d’inizio ‘900 opera di Ludovico Pogliaghi.
La grande ancona nasconde con la sua altezza parte della retrostante finestra: non fu costruita per questa cappella, ma stava in fondo alla navata opposta. Apparteneva alla Confraternita di S. Abbondio che la fece realizzare in sostituzione di un altro altare scolpito in marmo del quale rimangono i rilievi del dossale riutilizzati sotto la mensa come paliotto con episodi della vita del santo vescovo (1490 bottega di Tommaso Rodari): il vescovo Amanzio sul letto di morte nomina Abbondio suo successore; Abbondio confuta di eretici; Abbondio resuscita il neonato figlio del primo magistrato di Como inducendolo alla conversione
Gli stessi soggetti sono ripresi da Del Maino.
La grande ancona di legno scolpito, indorato, dipinto e arricchito con la tecnica dello “sgraffio” (asportazione del colore da fondo preventivamente dorato) è strutturata come un polittico a più registri con figure a tutto tondo di santi tra loro gerarchizzati per dimensioni: figura centrale è quella del titolare S. Abbondio in abiti vescovili affiancato da quattro formelle ricchissime di dettagli narrativi, relativi a episodi della sua vita, organizzati con matura consapevolezza prospettica. L’architettura dell’ancona poggia su una predella a rilievo con figure a mezzo busto in un gioco di tralci di vite che si diparte dalle figura centrale di Cristo ai dodici apostoli che lo fiancheggiano (Gv.15, 1-11). La predella è interrotta dai quattro plinti delle superiori colonnine a candelabra. Sulla facce anteriore dei plinti stanno i quattro Evangelisti, su quelle laterali figure di profeti.
Con la medesima logica distributiva, sopra il registro dedicato al patrono Abbondio si distende un elegantissimo fregio a girali con forme floreali e fantastiche interrotto dai quattro plinti con i busti dei quattro Padri della Chiesa Latina: Agostino, Gregorio, Ambrogio, Girolamo.
L’opera è stata restaurata da Eugenio Gritti (1988).
Nel registro superiore al centro è Maria in trono col Bambino e San Giovannino sotto l’arco centrale . Lateralmente sotto gli altri due archi stanno le statue di S. Caterina d’Alessandria (con la ruota dentata) e Santa Lucia: si alternano altre quattro statue di piccole dei santi Proto, Rocco, Sebastiano, Giacinto.
Più in alto, sopra un altro fregio, la cimasa dell’ancona presenta al centro il Cristo in pietà seduto sul sepolcro e sorretto da Maria e Giovanni sulla faccia di una struttura architettonica a tempietto ottagono che si conclude con una cupoletta che completa la simbologia dell’insieme allusiva alla Chiesa: tutt’attorno è un tripudio di angeli.